La lirica spirituale


Carissimo Don Marcello.
Più di una volta mi avete richiesto qualche impressione sulla vita missionaria per i "Nostri Giornali" ecco, ora io te la spedisco con la speranza che ti vada bene e l'augurio che possa servire a qualcosa.
Benedizioni, tuo Cecco

spedito il 13 Dicembre 1978


LA LIRICA SPIRITUALE

Una giornata come tante altre fine settimana: Rosario alle diciassette e trenta, confessione dei giovani fino alle diciotto, riposo e chiacchiere con i ragazzi, sui gradini delia Chiesa, fino a circa le diciannove. Ecco proprio verso quest'ora arriva l'infermiere del piccolo dispensario governativo a chiedere con "urgenza" di portare una donna incinta all'ospedale di Mpwapwa, lontano 50 Km.!
Sai la ripulsa istintiva che ti prende quanto t'accorgi che l'imprevisto sconcerta maledettamente i tuoi piccoli piani e che del resto avevi gia assolto tutti i compiti grossi… e che meritavi di stare un po' a riordinare le idee anche per la giornata successiva: Domenica del Signore!
Ma le difficoltà d'una donna incinta "tagliano" alla radice ogni sentimento di rifiuto anche perché, istintivamente, pensi alla tua Mamma e al fatto che non ti rifiuteresti mai d'aiutarla: cascasse il mondo... Basta. In pochi minuti sono all'ospedaletto per i semplicissimi preparativi: stendere una specie di materasso sui "retro" della L/R e adagiarvici la mamma "dolorante".

La diagnosi è presto fatta: la poveretta due ore prima ha partorito un settimino nato "morto" e ora oltre che avere una forte emorragia interna attende di dare alia luce il "gemello"!
Salto sulla macchina accompagnato da una "infermiera"... sono circa le venti.

Conosci la Land Rover?
Hai un'idea della strada che congiunge la nostra Kibakwe e Mpwapwa capoluogo di Regione?
Per la prima pensa a un camion.
Per la seconda a un campo arato!
Dio è grande e ci aiuta.

Arrivati a dodici miglia da Mpwapwa la mamma mi scongiura di fare una sosta, ma io (credendo che la ragione fosse quella che può avere anche un uomo), la consiglio di sopportare... l'urlo conseguente ai due tre minuti successivi, mi fa "inchiodare" la macchina: - "anatoka nje!" (uguale esce fuori!) ... capisci?, c'era poco da correre!
Apro la porta posteriore, dove alla meglio era stata adagiata la partoriente, e faccio accomodare l'infermiera... dopodiché mi ritiro in buon ordine, sicuro che tutto si risolverà nel migliore dei modi.
Ho appena finito questo pensierino rassicurante, quando l'infermiera mi chiama e dice che non ci vede niente e che poi non sa nemmeno se "quella" è la ... placenta (il colmo).

Basta, accendo una specie di torcia e prendo la "direzione dei lavori". Davvero era venuto tutto fuori (0 quasi), e il sacco amniotico appariva tutto intero con il suo meraviglioso contenuto: un esserino non completamente formato, venuto alla luce in questo strano frangente, due mesi prima del previsto.
Hai mai provato a lacerare una placenta con l'aiuto delle sole mani e con la consapevole certezza che si tratta - in fin dei conti - d'un trasparentissimo e sottilissimo strato di pelle?

Io ci ho provato 6/7 volte per il semplice fatto che mi sguillava tra le dita .. ma quando, con una presa piu rabbiosa, l'ho spaccata, allora mi sono reso conto che quel batuffolo di ciccia" era solo troppo piccolo e senza il più debole cenno di vita... l'ho preso, ho coperto tutto con le mie mani a palmo e l'ho adagiato di nuovo nella sua strana "culla" fatta di tutto quello che era stato per sette mesi la sua dimora, e l'ho baciato sui petto ... Ed è stato, proprio questo bacio che m'ha fatto vibrare d'amore: un tentennio, debolissimo ma percettibilissimo, m'ha riempito di speranza: il cuoricino nonostante tutto batteva!
Non l'ho spostato d'un millimetro da lì, vicino alla mamma sua: dov'era nato. Ho appena legato il bellichino con una cordicella capitatami tra le mani chissà perché e ho cominciato a praticargli la respirazione "bocca a bocca" con la certezza che se fossi riuscito oltreché ad ossigenarlo anche a prosciugargli tutti gli umori che uscivano dalla boccuccia e dal nasino in un tempo anche triplo di quello che usualmente e possibile con l'aiuto della "cannula", si sarebbe salvato.
Non so quanta ho durato, certamente più di mezz'ora, con piccole soste solo per ristabilirmi dalle sollecitazioni al vomito, per tutto il contorno "culla" di quell'angiolino di Dio, capitato tra le mie manone goffamente impegnate in un lavoro d'altri.

Ma poi ha cominciato a reagire alle mie inspirazioni e lo stesso colore violaceo è apparso meno tinto e il cuoricino ha cominciato a battere più forte fino a che un sonorissimo scroscio di pianto m'ha fatto tremare di gioia e mettermi in ginocchio a ringraziare Dio: Padre di tutti e amorevolmente sensibile alle richieste dei suoi Figli.

Da questo punto fino all'entrata nell'incubatrice di Mpwapwa, le cose si sono svolte nella maniera più normale, o quasi, a parte le resezione ombelicale con l'aiuto d'un... seghetto.

Eppoi il ringraziamento del Babbo (che si era sempre tenuto discretamente lontano dal.." lettuccio), ora stupefatto di vedersi accanto il bambino con tanto d'occhi...

E lo sguardo dolcissimo, zeppo di riconoscenza, della mamma, stremata ma gioiosa di sentirselo piangere soltanto poco lontano; insieme a un vivo e strano sentimento d'averlo portato, io, nel ventre per tutti questi mesi; m'ha fatto sembrare tutto bello... tutto buono... e con trasporto infinito ho cantato a Dio: Padrone delia Vita, una Lirica Spirituale.

Auguro a te e alla comunità e a tutto l'oratorio un Buon Natale e un "proficuo" anno nuovo.

Tuo Cecco